Nel panorama di pratiche corpo-mente a Varese, spiccano i corsi yoga con Adalberto Zappalà, maestro poliedrico che unisce yoga, spiritualità e suono. Dalle prime corde della chitarra alla meditazione profonda, Adalberto ci racconta il suo cammino. Se cerchi un’esperienza autentica e trasformativa, questa intervista ti farà scoprire perché i suoi corsi sono unici.
Intervista ad Adalberto Zappalà
1. Adalberto, ci racconti com’è iniziato il tuo percorso? Prima dello yoga c’era la musica?
Nel 1965, a soli 13 anni, presi in mano una vecchia chitarra riparata con una sola corda—quasi uno spago. Quella fu la nascita della mia passione musicale. Ho studiato chitarra classica per due anni, poi mi sono cimentato con la chitarra elettrica. Tuttavia, la scoperta più profonda è stata la musica classica indiana e il sitar: dallo studio tradizionale alla ricerca spirituale nel suono.
2. Cosa è successo dopo l’incontro con lo yoga nel 1976?
Durante il servizio militare a Napoli, un commilitone mi diede un libro sullo yoga. Da lì tutto cambiò: ho iniziato a comprendere lo yoga non come ginnastica, ma come ‘filosofia di vita’, un sentiero verso la spiritualità. Iniziavo a vedere ogni gesto quotidiano come parte di un sentiero interiore: respirare, camminare, suonare – tutto si collegava.
3. Hai studiato in India, al Kaivalyadhama. Com’è cambiato il tuo percorso?
Nel 1981, conobbi il Dr. Manohar Laxman Gharote, che diventò il mio maestro fondante. Nel 1983 mi recai al Kaivalyadhama, a Lonavla, per la formazione insegnanti. Lì incontrai Babaji di Haidakhan, un leggendario maestro ascetico. Quell’esperienza è stata una pietra miliare: yoga non solo come postura, ma come ascolto profondo del divino dentro e fuori di noi.
4. Cosa cercano oggi le persone che si avvicinano allo yoga, e cosa dovrebbero cercare davvero?
Spesso si cerca sollievo fisico, flessibilità, o miglioramento mentale. Va bene cominciare da lì, ma la vera conquista è scoprire la dimensione spirituale dello yoga. Non è una moda: è un percorso di consapevolezza che svela nuovi valori e nuovi modi di essere.
5. Qual è la differenza tra una pratica fisica e una pratica consapevole dello yoga?
Una pratica puramente fisica rischia di diventare tecnica, competitiva e artificiale. Lo yoga vero si basa su tre pilastri: sforzo rilassato, postura stabile, concentrazione intima. L’equilibrio tra queste tre rende la pratica sacra, armonizzando mente, corpo e spirito. La consapevolezza è il cuore del cambiamento interiore.
6. Nei tuoi corsi unisci yoga, meditazione e suono. Quali benefici porta questo mix?
I miei corsi si strutturano sui Yoga Sutra, con attenzione all’asana (posizione), pranayama (respiro), dhyana (meditazione). Integro mantra e Nada Yoga – lo yoga del suono – per purificare la mente e influire sulle emozioni. Il risultato? Una calma profonda, meno stress, maggiore resilienza psicofisica. Il suono armonizza il cervello, scioglie la mente e sostiene il corpo.
7. Cosa diresti a chi si sente “troppo rigido” o inadatto?
La rigidità è normale e non è un limite. La mia pratica si adatta al corpo e alla mente di ciascuno. Il primo passo è ascoltarsi: meno sforzo, più presenza. La costanza e la gradualità portano risultati sorprendenti. Non serve essere flessibili: serve soltanto apertura e rispetto verso sé stessi.
I corsi yoga di Adalberto Zappalà non sono una semplice palestra del corpo, ma un vero cammino verso la consapevolezza, la pace e la trasformazione interiore. Tra musica ancestrale, meditazione e posizioni yoga, ciascuno trova il proprio ritmo. Se cerchi equilibrio, profondità e armonia, questi corsi rappresentano un’esperienza autentica e potente.
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